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26 luglio 2019: Qual’è il giusto modo di combattere il nazionalismo?

Questa domanda presuppone che esista anche un modo sbagliato di fare questo tipo di combattimento. Mentre invece bisognerebbe parlare di punti di partenza da cui iniziare a lavorare.
Il primo punto è soprattutto la presenza, che è sempre stata una costante di chi ha voluto governare partendo dalla destra estrema. Mi viene alla mente un documentario molto vecchio in cui si vede Hitler che va in giro per la Germania a conoscere tutta la sua gente. E sotto sotto, anche Salvini fa la stessa cosa però aggiornata alle situazioni che esistono oggi, come la televisione e i social. Lui è sempre presente per il suo elettorato, presente e possibilmente futuro. E questo fa molto più piacere di un comizio elettorale. Questo non lo si può negare. Poi dare a ciascuno la possibilità di avere a che fare con il proprio politico, che inubbiamente sta acquisendo popolarità, è troppo ghiotta come occasione. La politica deve imparare ad essere più presente in mezzo alla gente. Non solo ai comizi o ai congressi.
Per il prossimo punto al prossimo post.

25 luglio 2019: Che valore ha la parola “investimento”

È una parola, prima di tutto. È una parola che ha un valore in diversi ambiti della società e della economia. È una parola che vale un futuro, perchè da questo punto di partenza si possono srotolare futuri tra i più disparati, tra i più lunghi e i più brevi. È una parola che dice a qualcuno che tu stai scegliendo una vita o una altra vita rispetto al punto di partenza che scegli di trovare.
Detto molto volgarmente: investimento è sinonimo di futuro, prima che di guadagno. Infatti si confonde una cosa: prima di tutto un investimento è un futuro che tu vuoi o meno raggiungere agendo nella società in un modo o in un altro. Prima di vederne dei frutti o delle perdite. Quando un industriale investe dei soldi in un progetto, calcola più o meno approssimativamente quali potranno essere gli scenari che verranno fuori nel mettere dei soldi o delle persone a fare qualcosa di nuovo o di diverso.
Nella società italiana questo come si incasella? Semplicemente in un modo: quello che noi facciamo nel nostro presente è la base del nostro investimento. E prima si fanno delle scelte prima si può dare una deformazione al futuro o eventualmente vedere dei guadagni. A vedere quali sono i guadagni che nella storia chi ci ha preceduto e su cui noi campiamo dovrebbero dare un senso di vergogna rispetto alle nostre scelte. Si vive volgarmente nel presente e non si da un senso del futuro. Si fanno investimenti, ma solo per tappare i problemi del breve termine. Non si vede una visione di futuro anche se fallimentare. Non si investe nel futuro del paese. Ma solo su quello che già esiste.

2 Luglio 2019: Andare avanti per non tornare indietro

Il passato per certi versi è una dolce culla dove le persone cercano di stare il più possibile. È una dolce situazione in cui devi sentirti veramente bene, se cerchi in tutti i modi di starci dentro anche quando sei troppo grande per entrarci. E alla fine il passato diventa il rifugio più adatto da cui lanciare le lamentele più becere e più inadeguate soltanto per avere ancora un motivo per poter stare dentro li.
Ma alla fine ha un valore stare nel passato, e sotto un certo aspetto non andare avanti? Si può dire di si come si può dire di no. Perchè a mio avviso non esiste uno spartiacque così definitivo. Non esiste il bianco e il nero di questa situazione. Da una parte stare nel passato aiuta ad affrontare il presente e raramente anche il futuro. Dall’altro lato stare nel passato non è un modo adeguato a corazzarsi al futuro. E il motivo sta nel fatto che più ci si incolla al passato più il futuro inevitabile è difficile da raggiungere.
Quale la soluzione? Capire semplicemente che il futuro è inevitabile anche quando è sbagliato. E adeguarsi aiuta non solo a capire, ma non rimanere indietro. Andare avanti per non tornare indietro. Tranne qualche caso in cui ripartire dal passato è il miglior modo di costruire un futuro. Ma anche quello è un andare avanti. Quindi non si può tornare indietro, pur nella sua forma più concettuale…

Il metodo Lucano: tra ombre e risultati

C’è chi può dire che il sindaco Lucano, con il suo progetto nel paese di Riace che integrava i migranti come cittadini e lavoratori, è solo qualcosa da buttare via perché i migranti sono della m**da da rispedire al proprio paese. E chiunque, come sto facendo io in questo momento, dicesse una cosa del genere viene segnalato con un oceano di indici che stanno a simboleggiare che se dici una cosa del genere i migranti te li potresti tenere a casa tua.
Più che legittimo. Ma se si permette, il sindaco di Riace ha visto una risorsa per il proprio comune per dare una forma diversa alla sua situazione, tra le case disabitate ai lavori di nettezza urbana e via dicendo di cui il territorio del suo comune aveva bisogno, unendo il comune che amministrava alle legittime esigenze dei migranti che non sono delle vacche da poter anche lasciare al pascolo senza un tetto sulla testa e un tozzo di pane da mangiare.
Quello che non si capisce è come mai noi, popolo di emigranti in America e in Australia, ci mettiamo a fare questa figuraccia nei confronti della storia quando si potrebbe adattare il modello Riace ad altre realtà del paese dove basterebbe poco per ridare vita ad un borgo disabitato e dare da lavorare a uomini e donne che non saprebbero chi ringraziare delle divinità esistenti al mondo per aver ottenuto cosi tanto per il proprio presente e per il proprio probabile futuro.
Il paese Italia avrebbe certamente bisogno di un rinforzo per lavorare dove ce ne sarebbe bisogno. E le cose sono due: o gli italiani si rimettono a lavorare piuttosto di frequentare i tavolini dei bar o si accettano i migranti e il ministro Salvini si darebbe pace perchè i migranti fanno quello che i suoi concittadini non fanno (vogliono fare?).

Blogosfera del 26 gennaio 2017

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