Scuola: giusto educare al cibo?

Il momento scolastico, per uno studente, è un momento fondamentale. Da quel punto in poi possono partire la sua vita e il suo avvenire. Non si può negare che, chi più chi meno, ha avuto dalla poca o tanta scuola che ha frequentato molte basi della sua vita attuale. Io provengo dallo scientifico, anche se non ho avuto una grande votazione finale. Ma tante delle cose in cui ero platealmente negato mi hanno dato un ritorno successivo in un ambito molto scontato: la vita casalinga. Nozioni di fisica, chimica, matematica applicata all’economia domestica.

Non mi posso ritenere che soddisfatto della mia istruzione liceale. Senza nulla togliere a tutte le altre branche in cui sono stato immerso.

Di fronte a tutto questo, bisogna però dire che un ragazzo non può essere troppo sovraccaricato da insegnamenti a cui far fronte con studio e applicazione. E quindi estendere troppo l’orizzonte dell’apprendibile può creare difficoltà, anche solo per quello che è l’apprendimento generale. A cui bisogna, ripeto, far fronte.

Un ragazzo o una ragazza non sono delle macchine. Non sono capaci soltanto di ricevere e processare informazioni quasi all’infinito. Hanno i loro confini mentali e psicologici. E quindi dare anche la legittima conoscenza del mondo del cibo, per esempio, può diventare problematico. Non voglio dire che non è importante. Ma voglio solo dire che potrebbe essere troppo. Potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. E che può mettere i ragazzi in condizione di arrivare, come mi piace dire, in overload. Cioè non riuscire più nella base principale per eccesso di apprendimento.

(Foto: https://pixabay.com/it/photos/hamburger-spuntino-buongustaio-494706/)

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