Intanto bisogna partire dal fatto che, di sinistra o di destra, di centro o senza colore, la magistratura è fatta di magistrati. Cioè di uomini. E in quanto uomini soggetti sia alle forze sia alle fragilità che la natura umana porta con se di fronte ai problemi o di fronte alle scelte che uno di volta in volta deve fare per la propria crescita. Personale e professionale.
Quindi da questo si deve partire per valutare un fatto: a forza di mettere becco nella questione l’istituto della magistratura si può incrinare. E nemmeno il potere di Mattarella potrebbe mettere una toppa dopo le ennesime toppe che deve mettere nelle questioni del paese. Ma alla base partiamo dal fatto che si può incrinare. E’ da questo che la classe politica, sia di maggioranza che di opposizione, deve dare inizio secondo me ad un progetto trasversale. Che può partire dalla maggioranza ma che deve arrivare all’opposizione e viceversa. Perchè se da un lato in Italia non si può prescindere dalla corruzione, ahime, dall’altro chi comanda non può mettersi a fare il bambino capriccioso nella cameretta dei giochi una volta arrivati a Palazzo Chigi fino a tutti gli altri ministeri.
Non bisogna dimenticare che la magistratura è un potere indipendente e separato dall’esecutivo. Ma tutti e due sono pezzi interconnessi anche se divisi. E in base a questo principio devono tutti e due, ma attualmente un pelino di più la politica, vedere fino a che punto possono fare il proprio lavoro e fino a che punto l’altro non deve eccedere nel potere dell’altro.
Io non credo che la magistratura sia di base forcaiola e la politica una fabbrica di corruzione. Ci sono dei fatti che dicono il contrario, ma nella vita tutti sappiamo che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Proprio per questo mi appello a ciò che di buono esiste dell’esecutivo e del giudiziario. Perché da ambo le parti ci sia rispetto. Soprattutto da parte della politica, che chissà come mai deve sempre mettere mano dove non dovrebbe. Da qui la domanda del titolo. Rivolta non solo alla politica, ma a tutti quanti.
Come tutte le cose, soprattutto quelle umane, basta poco perchè vadano in frantumi e creino dei problemi al sistema di questo paese. Lasciamo stare quello che non è di nostra competenza. E facciamo in modo che tutto possa funzionare e il paese possa prosperare.
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8 giugno: Radio Radicale è una voce da non zittire. Ma non può essere un peso morto…
Io vivo di informazione. Come lo è questo blog che fa informazione e di cui ringrazio da una parte voi lettori e dall’altra la piattaforma WordPress per permettermi di scrivere quello che più preferisco. E mi piange leggermente il cuore sentire che Radio Radicale, un mezzo di informazione che ha una storia importante alle spalle, ha dei problemi. Si tratta in tutto e per tutto del fatto che non ci sono eventuali coperture economiche per poterla mandare avanti. La domanda a questo punto è una soltanto: come mai sempre più si pensa allo Stato italiano come all’ultimo pagatore di tanti progetti, come quello di Radio Radicale, che non riesce a rimboccarsi le maniche e a darsi una scrollata piuttosto di piangere miseria?
Non vuol dire questo che da oggi in poi Radio Radicale deve mettersi a trasmettere pubblicità come le altre emittenti commerciali, ma potrebbe da un lato rendersi meno un mezzo a peso morto, dall’altro iniziare ad essere una radio con un progetto e soprattutto, magari, fornitrice di materiale radiofonico come può essere fornitore di materiale una agenzia stampa o una agenzia fotografica. Che fa il lavoro che altri giornalisti faticherebbero a fare e riesce con questo a rendersi sostenibile.
Con questo non voglio che Radio Radicale faccia quello che voglio io. Ma più in generale vorrei che nel nostro paese ci siano meno situazioni di sostegno a stampella unica da parte del nostro Stato quando non è strettamente necessario, e sempre più autosostegno di ciascuno rispetto al bancomat che è sempre stato lo Stato italiano da che mondo è mondo. Un briciolo di rispetto…
4 giugno 2019: Reddito di cittadinanza: il solito ignoto…
Tra i progetti di questo governo c’è stato, come in altre realtà del mondo, quello di garantire ad ognuno dei bisognosi del paese un minimo di reddito per poter vivere almeno alla soglia della dignitosità. E quel progetto ha avuto un iter ed è diventato qualcosa di vero. Ma a che condizioni? Certamente degradanti e al limite dell’insulto in base alla fatica che il singolo italiano ha dovuto mettere in campo per ottenere quella fatidica card gialla delle Poste Italiane. Basti pensare che un italiano ha dovuto presentare delle documentazioni accurate per ottenere non il reddito in immediata, ma una domanda che ovviamente deve essere analizzata e valutata.
Risultato? Una miseria di Euro che avrebbe dovuto valere da mancetta elettorale, è proprio il caso di dirlo, a tutte quelle persone che come unica merce di scambio avevano la possibilità di votare e lo hanno fatto in larga parte per il M5S. Ma alla fine si è rivelato un flop da pochi e ristretti richiedenti.
Il reddito di cittadinanza non è un cattivo principio. Ma è un pessimo mezzo per non permettere di far lavorare le persone. Perchè certamente oltre ai divorzi lampo e a tanta fine di lavoro nero, c’è stata una larga fetta di lavoratori che hanno lasciato il loro lavoro precario con la prospettiva futura del reddito. E questi lavoratori hanno fatto per un grande pezzo uno sgravio per tanti datori di lavoro che avevano del personale di cui disfarsi, e che liberamente si è licenziato per quel reddito.
Mi piacerebbe tanto sapere come mai si è voluto portare avanti il progetto del reddito quando i soldi non ci sarebbero stati. Credo sarebbe stato più onorevole da parte di Di Maio dire ai suoi elettori che in quel momento i soldi che andavano per il reddito sarebbero dovuti servire per risanare i conti dello Stato. E con i conti risanati ci sarebbero state prospettive più floride per mettere in lavorazione il reddito di cittadinanza. Un briciolo di onestà credo avrebbe valso tanto, credo, per tante persone. E dall’altra parte un briciolo di onestà anche da parte dei cittadini, che invece di fare il solito truffario avrebbero lasciato i soldi a chi veramente ne ha bisogno.
3 giugno 2019: Aprire un tavolo e poi lasciarlo li. Oppure no?
Il ministro Di Maio attualmente sta facendo il suo lavoro. Ma credo sinceramente che per farlo adeguatamente avrebbe bisogno di dividersi in almeno dieci persone. Perché al momento al suo ministero ci sono più di 100 tavoli di trattativa aperti. La domanda a questo punto è: come farà a portarli avanti tutti. Perchè un tavolo di trattativa è come se uno scrittore avesse mille idee per un romanzo o per dei racconti ma più di idearli e iniziarli non fa altro. Non si da la missione di portare avanti i suoi personaggi e il suo racconto della storia.
Se Di Maio volesse fare cosa davvero gradita alla popolazione o alle piccole popolazioni industriali che da lui si aspettano delle risposte, dovrebbe iniziare a fare meno altre cose come i comizi in giro per il paese e organizzare una bella camera da letto nel suo ministero e sbrigare al più possibile le pratiche e le condizioni dei tavoli aperti. Io non credo che il salvinismo avrebbe tanto dilagare se da parte di un ministro ci fosse la forza di essere veramente ministro, non battendo il pugno sul tavolo come fa qualcuno ma amministrando la cosa pubblica da vero ministro. Di Maio deve scegliere se essere più un capo politico o più un ministro della Repubblica oltre che il vicepresidente del paese che sta il più possibile nel suo ministero. A differenza di qualcuno dei soliti noti, che fa talmente tanti comizi che non si capisce più se sia veramente il capo politico o il ministro della repubblica.
Che sia per Di Maio o che sia per Salvini, aprire un tavolo di più o di meno e non portarlo avanti se non per le telecamere da far entrare per filmare la cosa è davvero un insulto verso la povera gente, che è probabilmente stufa di votare e di non ottenere delle risposte dai suoi politici votati.
La semplicità di cosa ci sia da fare non sempre va bene
La realtà è di per sè qualcosa di antitetico al binarismo. In pratica non è solo bianca e nera, ma padrona di notevoli sfumature di grigio. E chi affronta la realtà cercando di dargli ordine si trova alle volte a definire tutto quello che è nel mondo come bene o male, come buono o cattivo, come positivo o come negativo. A questo punto però bisogna fare un attimo di precisazioni, con un esempio.
Tutti sappiamo cosa è una multa. E’ qualcosa che succede a qualcuno quando fa una infrazione a una regola o a una legge del paese o dell’ambiente in cui vive. E solitamente la multa è un male perché succede in una situazione negativa. Ma poniamo il caso che la multa sia qualcosa di positivo, come quando qualcuno la prende perché ha parcheggiato vicino al proprio posto di lavoro e quindi può lavorare e portare avanti la sua vita. Perché può sembrare un caso paradossale, ma ci sono persone che per esigenze di lavoro devono parcheggiare la propria auto in situazioni precarie se non fisse di infrazione. Infatti se uno deve lavorare in più sedi e dover parcheggiare in più posti durante la propria giornata ha l’esigenza di lasciare la sua auto in posti dove il parcheggio è a pagamento ma non ha il tempo di pagarlo o se il pagarlo fisso può essere più dispendioso della multa singola o di più multe.
Da questo esempio cosa si può trarre? Che la multa è qualcosa di negativo, ma che per qualcuno quella negatività è sopportabile. In questo caso la realtà negativa della multa si fonde con la positività di lavorare e quindi la semplice soluzione di pagare il parcheggio non risolve il problema del lavoratore che si è messo in mezzo in questo caso.
La negatività e la positività sono un importante spartiacque della vita e di quello che ci circonda. Ma non sempre ciò che è positivo è tale in purezza e il negativo dall’altra parte segue lo stesso meccanismo. Chi offre soluzioni troppo rigide tra ciò che è e ciò che non è non sempre può affermare di avere la verità in tasca.
La verità ha confini molto fumosi, molto labili.
Save the Children: quanto può costare salvare la vita di una persona
La cifra è presto detta: 30 centesimi. E’ il costo di un nutrimento per bambini che Save the Children, ma per essere onesti non solo loro, offre quando può e dove può a tutti quei bambini che, sembra uno scherzo nel mondo produttore di cibo e affetto da obesità per tantissime persone che devono ricorrere alla dieta e alle operazioni gastriche, soffrono di malnutrizione.
Si tratta di beneficenza. Ma molti di noi si possono dire: io faccio già beneficenza. E soprattutto la faccio con chi so che avrà un vero beneficio dello sforzo o dei soldi che posso far uscire dal mio portafoglio. Va bene. Ma un bambino e una società di beneficenza e di supporto nel mondo più povero e in tutti quei paesi dove anche l’acqua è un lusso, si può negare un paio di euro? Si può pensare che loro dissiperebbero quei pochi euro per altro?
Io credo che se qualcuno avesse la possibilità di prendere un paio di Euro dal proprio conto corrente e darlo a loro, visto che un nutrimento per un bambino costa 30 centesimi, magari un bambino in più potrebbe crescere e diventare un uomo e dare un futuro alla propria famiglia, potendo lavorare pe loro.
Magari si fa a meno di qualche caffè al bar e si sa un futuro ad un bambino. E forse un poco di beneficenza la faccio a me stesso, bevendo meno caffè e eccitando di meno il cuore e il mio organismo.
Vittoria al vincitore, senza dubbio. Adesso bisogna mettersi a lavorare…
Matteo Salvini, il politico più criticato, più amato, più votato, più sputtanato e più chiacchierato del momento ha vinto le elezioni europee e molte delle comunali che più o meno si sono svolte in tutta Italia. Perfetto. E adesso?
Come ha scritto Paulo Coelho in un suo romanzo che ho di recente scoperto “Il vincitore è solo”. Come nella maggioranza dei casi lo sono tutti quei politici e quegli statisti che devono affrontare la realtà intorno a loro. E fino a che le cose vanno bene, tutti vicini e tutti amici. Quando poi iniziano i guai tutti cercano rifugio da altre parti, se non in altri paesi.
Salvini è il primo politico italiano. Quindi dovrà prendere delle decisioni che avranno delle ripercussioni nel futuro se non nell’immediato presente. Lui ha si il potere di dire qualcosa in più degli altri. Adesso però avrà l’onere, non solo l’onore, di decidere della vita dell’Europa e delle sue regole. Che certamente farà a sua esigenza e suo utilizzo. Ma si spera non succeda come successe nel cartone animato “Dragon Ball”, mi si perdoni il paragone puerile e troppo fantasioso, quando il drago delle sette sfere venne trasformato in un tappabuco di qualsiasi desiderio di chi trovava le sfere. E non l’ultima salvezza di quando la realtà non avrebbe potuto aiutare i protagonisti della storia.
L’evoluzione del “drago” è passata da un desiderio come fine ultimo di tutti gli sforzi dei protagonisti a tre desideri in cui gli sforzi del drago hanno accumulato la negatività di tutto quello che ha rimediato. Come è andata a finire la situazione? Che le sfere del drago hanno prodotto dei draghi negativi distruttori.
Nell’Europa cosa può c’entrare il drago? Che fino adesso si è avuto un regime che ha prodotto dei risultati perché costringeva a darsi una regolata. Con l’estrema destra ci sarà la slegatura di tutti i vincoli così ciascuno potrà fare quello che gli pare. Servirà a qualcosa?
Un tormentone prima o poi deve finire…
La parola “tormentone” viene ovviamente dalla parola “tormento”. Il che significa, anche se bonariamente e simpaticamente, trovarsi davanti ad una parola o una frase che viene ripetuta sistematicamente in tanti, forse troppi contesti. Ed è questo un particolare prettamente musicale, visto che l’estate e l’inverno, magari di meno di inverno, sono il momento dove la capacità di fare musica si scatena e cerca la fama assoluta nella trovata di quel motivetto o di quel ritornello che rimarrà nella storia di quella estate o di quel programma televisivo, trattandosi anche questo di un campo su cui fare osservazione.
Se si sposta la cosa sulla politica, si può parlare apertamente a tutti e due gli schieramenti politici. Perchè da una parte c’è la sinistra italiana che denuncia, quasi all’inutilità adesso, i 49 milioni che la Lega dovrebbe rimborsare. Dall’altra parte invece la destra nella persona di Salvini, in quanto esponente di spicco della destra italiana attualmente al potere, non la smette di dire di essere pagato dagli italiani per lavorare. Al netto che un ministro dovrebbe lavorare per gli italiani per principio e non perchè si autoinveste di questo ruolo, perché invece di far credere alle persone comuni, agli elettori, che è più potente smetterla di avere il primato sulla diffusione sui social network quasi rispetto a tutto il mondo e iniziare ad avere dei fatti piuttosto che quelle chiacchiere che ai colleghi dei talk show piacciono tanto?
Bene inteso, non voglio mandare a casa i colleghi che fanno il proprio lavoro, ma sarebbe bello che un pochino tutti diventassero come quel “antipatico” di Brunetta che da ministro nel governo Berlusconi si era messo a lavorare come se non ci fosse un domani. E tutti quei lavori sarebbero credo ottimamente materiale su cui parlare nei talk show. Senza sentire solo dei tormentoni più o meno elettorali.
Il reddito di cittadinanza si è rivelato un vero e proprio insulto
Dalle cronache dei giornali vengono fuori i primi risultati della distribuzione dei soldi del reddito di cittadinanza. Oltre che all’implementazione del meccanismo per cui è stato organizzato dai navigator e dalle proposte di lavoro. Spero di potermi unire ad un vasto coro per cui questo sostegno alle persone più abbienti è uno scherzo. E soprattutto dei più pesanti.
Non si tratta di criticare il meccanismo, che potrebbe avere un suo perché. La critica va alle cifre da meraviglia che sono state destinate ai singoli. Che non sono solo basse e inutili ad un vero e proprio sostegno. Ma sono completamente impari e squilibrate rispetto alla fatica che i singoli cittadini e i vari Caf e patronati hanno dovuto sopportare per le esigenze di documentazione delle singole richieste.
Quindi le questioni sono due: o il Movimento Cinque Stelle ha toppato, o la vita in Italia è talmente cara per cui i sostegni distribuiti sono troppo bassi.
Lascio ai lettori il giudizio finale.
L’errore di chiudere i commerci: Trump non è una divinità
Nella storia delle leggende, esiste la storia della cornucopia dell’abbondanza. Si trattava di una cornucopia da cui usciva senza limite tutto quello di cui uno aveva bisogno. Come se non ci fosse bisogno del mondo intorno. In pratica, nella situazione attuale, è come se Trump facesse tutto da solo. Una sorta di cornucopia lui stesso o per lo meno il paese che lui sta governando.
Fermo restando che lui comanda a casa sua, potrà mai non aver bisogno di chi gli sta intorno come tanti paesi nel mondo che si credono chissà che cosa, ma poi si trovano con le natiche per terra perché hanno fatto troppo il pavone e poco la volpe che sfrutta le occasioni che gli stanno davanti, come i commerci e le alleanze?
E’ notizia che i dazi stanno bloccando le importazioni. E’ quindi notizia il fatto che si vuole fare solo commercio con determinate situazioni e non con altre. Quindi non si può dire altro che: che cogl****ggine! Si, mi dispiace. Perché uno può essere di destra invece di essere di sinistra. Ma alla fine dei giochi non contano le ideologie, ma i fatti. E Trump non potrà certo imbonire con le sue strategie comunicative e con il suo orgoglio americano i suoi cittadini quando le aziende e i commercianti del suo paese non hanno cosa gli serve per lavorare. In quel caso la situazione si salverebbe se Trump fosse una divinità con la cornucopia dell’abbondanza, dopo aver giocato con il commercio del suo paese per leggere quisquiglie di ideologia e di pregiudizio verso economie più o meno floride ma contrarie alle sue idee.