Che un ragazzo debba prendere il posto di un adulto oramai anziano è un fatto assodato, perché è una logica naturale prima ancora che sociale. Chi è più giovane prende il posto di chi è più vecchio. Anche se al di fuori di una logica familiare interna. Ma questo fatto le persone anziane lo riescono ad accettare? C’è la volontà di lasciare il freno e il volante a chi dopo di noi guiderà il mondo?
Francamente credo proprio di no. Siamo in un momento del mondo per cui gli anziani superano il numero dei giovani. E questo essere più vecchi che anziani genera e si può dire ha generato una esclusività da parte degli anziani di dire come loro porterebbero avanti il mondo. Senza possibilità alcuna di intrusione da parte di chi vede il mondo con occhi differenti, a partire soprattutto dall’ambiente e dalla sua gestione. Con da una parte il mondo dei vecchi legato alla produzione senza capacità controllo e il mondo dei giovani dove il controllo è legato al fatto che non si può crescere a dismisura dato che il pianeta Terra è uno soltanto e non siamo più all’epoca della rivoluzione industriale con il mondo intero da colonizzare.
Il mondo degli anziani non vuole capire che è il momento di lasciare al vecchio lo spazio museale di ciò che non ha più senso se non nella logica di una situazione museale o storica da comprendere ma da lasciare stare cosi come è. Senza possibilità di ripresa, ma con la volontà di mettere le giuste pezze ad una considerazione del mondo fatta solo in termini di profitto non ecosostenibile.
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5 luglio 2019: Coazione a ripetere. In una Terra nuova che faremmo?
Nelle scoperte scientifiche sullo spazio gli astronomi e gli astronauti vedono la capacità di conoscere tutto quello che al di la dell’atmosfera esiste e magari trovare qualche posto in cui la razza umana, perchè in questo caso siamo quello, possa espandersi e trovare posto mentre la Terra si è sovrappopolata e in poco tempo ha doppiato i suoi abitanti.
Quello che sotto un certo aspetto dovrebbe spaventare è che nella storia della razza umana si è passati sempre e comunque dagli stessi sbagli e sotto gli stessi errori. La domanda a questo punto non può essere altro che: saremo capaci di non fare gli stessi errori su un altro pianeta?
Si può partire rispondendo di si ma si peccherebbe di ottimismo. Con la volontà di certe persone di trovare le forze e le capacità per non ricadere nel solito abisso. Si può partire dal no e dire che siamo sempre i soliti cialtroni incapaci di smetterla di distruggere. Quindi alla fine non c’è una risposta secca. Ma una sfumatura di grigio tra un bianco e un nero. Perchè in un caso il bicchiere è mezzo pieno in un altro caso il bicchiere è mezzo vuoto.
4 luglio 2019: L’ambientalismo non piace. Ci dicano cosa fare a riguardo…
Noi uomini, anche se ce ne dimentichiamo, siamo esseri naturali. Ma non nel senso che siamo un pezzo di natura come gli animali e le piante, ma che siamo inseriti nel circuito della natura sempre delle piante e degli animali. Ho detto che ce ne dimentichiamo perché sempre più intorno a noi ci siamo costruiti un ambiente che ha si una natura, ma completamente scollata dal pianeta dove tutti quanti, animali e piante compresi, viviamo.
Si potrebbe dire che a questo punto buone le iniziative che danno alla natura totale del pianeta la precedenza e abbasso le procedure che scollano la realtà umana da quella naturale. E invece sempre si dice che noi uomini stiamo già facendo tanto per la natura, e che gli ambientalisti dovrebbero essere soddisfatti di quello che gli uomini stanno facendo.
Gli ambientalisti quindi sono dei rompiscatole e con loro la loro dottrina e il loro credo. Io non sono un ambientalista, ma capisco le loro esigenze sull’ambiente e cerco nel limite del possibile di fare la mia parte. Ma tutti gli altri sarebbero pregati di fare qualcosa per spiegare come mai nei fondali marini si trova la spazzatura e nei mari e negli oceani si sono formate spontaneamente le isole di plastica rifiuto degli uomini. Io fino a quel momento continuo a fare qualcosa. Gli altri sono invitati a trovare l’ennesima scusa…
10 giugno: Greta la attivista bambina lascia la scuola. Fallimento educativo?
Un titolo del genere può essere assai provocatorio. Perché tutti sappiamo, più o meno tutti, che lei ha lasciato la scuola per il suo impegno per l’ambiente e quindi non poteva conciliare la tassatività istruttiva della scuola come la conosciamo e il suo impegno per sensibilizzare i governi del mondo riguardo l’ambiente e le missioni che ci si deve imporre da se stessi per liberare, primo fra tutti, i mari e gli oceani dalla plastica. Ma non ci si può vedere sotto questo scambio di impegni un fallimento della scuola, una mancanza di attenzione a certe tematiche?
Perché delle due l’una: o la scuola a livello globale non fa abbastanza per dare ai propri scolari una consapevolezza ecologica, per cui usciti di scuola possano mettere in pratica quei dettami di coscienza, oppure Greta avrebbe potuto tranquillamente portare avanti il suo percorso scolastico e nel frattempo fare la attivista ecologica.
Io non credo che la scuola e l’istituzione che essa rappresenta possa aver guadagnato da questo chiamiamolo abbandono da parte di Greta. Perché se la scuola, oltre a far imparare a memoria poesie e insegnare insindacabilmente la storia quale atto di conoscenza e di consapevolezza in quanto paese e in quanto società, avesse dato già da tempo ai propri alunni una consapevolezza maggiore verso l’ambiente abbastanza forte dal non farsi schiacciare dal consumismo e dalla incapacità di riciclo e di ri-uso, credo sinceramente che non saremmo di fronte ad una ragazzina che molto coraggiosamente scommette sulla sua capacità di convincimento verso i grandi della Terra. E obbligatoriamente abbandona, si spera solo temporaneamente, l’istituzione della scuola.
Ma al tempo stesso questo abbandono dovrebbe far pensare i ministri dell’istruzione del pianeta nel loro singolo raggio di azione. Perché non stanno facendo forse abbastanza per dare coscienza ai propri alunni verso un doveroso cambiamento di rotta nella vita ecologica di tutti i giorni.
9 giugno: Progresso si. Ma evidentemente su una strada diversa da oggi
Nel generale si ha come la situazione che, se non a discapito dell’ambiente come dimostrano le evidenti mancanze di rispetto da parte delle grandi potenze industriali del pianeta, la crescita non sia più da inseguire nelle strade fino ad adesso seguite. E’ come se tutto ciò che si è fatto fino ad oggi sia qualcosa che non vada più fatto, non vada più messo in atto perché sempre più avvicina il mondo civilizzato come noi lo conosciamo alla situazione magistralmente descritta dal cartone animato “Wall-E”, cioè una landa desertica incapace di ospitare la vita.
Vorrà forse dire che le imprese di crescita del pianeta andranno rincorse all’interno di nuovi parametri? Molto probabilmente si. Cioè nel futuro essere sostenibili o meno sarà oggetto di sanzione o di premio perché le singole realtà daranno incentivo a posteriori, non a priori altrimenti è una presa per il c**o, a quelle aziende che vengono nel proprio paese e non rendono quel paese una discarica a cielo aperto.
Io credo sinceramente che il nostro mondo per come lo conosciamo oggi è arrivato ad un punto di svolta. E’ arrivato a quel limite per cui tutto quello che è venuto prima è in tutto e per tutto assimilabile ad una era sociale ed economica passata. Come è successo per i cellulari che una volta erano qualcosa di una certa tecnologia e successivamente sono passati a qualcosa di diverso dato che le esigenze di comunicare sono cambiate.
Allo stesso modo fare industria sicuramente cambierà come è stato dalla manifattura al carbone e dal carbone alla energia elettrica. E’ inevitabile oggi un cambiamento. E’ inevitabile non capire che la fine della crescita oggi rincorsa avrà il suo pensionamento…