Ci sono persone che le vedi per strada portare a spasso il proprio cagnolino con un cappottino o con dei decori che sono un pelo eccessivi e appariscenti. E di quelle persone si può pensare diversamente in due modi: chi ha un animale domestico e chi non ce l’ha. Chi non ha un animale domestico crede che i soldi in cappotti e altro sono dei soldi buttati. Sono soldi regalati a chi lucra sulla passione per gli animali e offre quello che non serve. In alcuni casi per “qualcosa” che non serve. E poi ci sono quelli che hanno un animale domestico. E non riescono a non dire a chi non ha un animale domestico che se non ne hai uno non puoi capire.
Io sono diventato da un anno circa qualcuno che può capire cosa significa avere un animale domestico perchè in casa mia dorme più di quanto stia sveglio un coccolosissimo gatto maschio di tipo soriano. Cioè il gatto più comune. All’inizio era un cucciolo e io davo dei limiti alla sua interazione con me causa malattia. Oggi, dopo un anno circa, non posso fare a meno, devo ammetterlo, di fare lo scemo, se mi si vedesse dal di fuori, nel fargli le coccole e provare un piacere immenso nel fare un gesto affettuoso per il mio dolcissimo gattone.
Perché sto dicendo questo? Per due motivi: principalmente ci sono in giro delle persone che non hanno una reazione di fronte alla notizia del gatto mascotte di una scuola italiana che per gioco dai suoi alunni è stato buttato dal secondo piano dello stabile e adesso è stata adottata da una persona che sta cercando di sicuro di fargli dimenticare questo bruttissimo episodio che gli è capitato, perché non dimentichiamoci che un gatto come un cane e come tutti gli altri animali è un essere vivente. Poi c’è il fatto che di questi ragazzi non ho avuto grosse notizie di punizione esemplare. Perché se ci fosse da decidere che tipo di punizione dare a questi ragazzi io proporrei un anno di volontariato come servizio civile sotto la Protezione Animali oppure in una struttura simile. Perché visto che quel gatto in quella scuola è stato il tuo giocattolo per il tuo divertimento, adesso devi crescere ed essere per un certo versante il giocattolo degli animali che non hanno nessuno.
Credo che alla fine per tutti quei ragazzi colpevoli una lacrima scenderà dagli occhi capendo esattamente cosa hanno fatto a quella povera bestiola. Gli animali non sono giocattoli.
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La non strategia delle bombe: bombardare non serve
Dovrebbe essere un discorso vecchio come il cucco, cioè vecchio quanto la storia dell’uomo. Ma qualcuno si ostina a rivangare la questione con una minaccetta ogni tanto. Si tratta del fatto di mettere delle bombe se le persone non fanno quello che vogliono determinate persone. Che fanno prima le loro brave e gratuite minacce, e poi si mettono a fare il piccolo chimico nel loro simpatico laboratorio e producono delle cose che fanno piacere e utilizzo unicamente per l’ingegneria civile, perché nel caso del civilismo si tratta di distruggere ma è un distruggere costruttivo, anche se sembra un controsenso.
Chiamandoli bombaroli: sono persone che prima di mettersi a spiegare le proprie ragioni e sentirsi dire se hanno un senso o meno queste ragioni, fanno. Fanno qualcosa che sa solo creare dei problemi alla gente in se e per se e poi alle forze dell’ordine che devono mettere una toppa alle problematiche che si creano dopo la fine della cosiddetta miccia. E poi, se proprio la si deve dire tutta, questi bombaroli non sanno fare altro che l’interesse degli altri, prima del proprio, perché una volta saltata in aria la bomba loro sono dei colpevoli e le persone, che di certo non hanno la voglia di fermare la propria vita, si scuotono la polvere dalle spalle e fanno una corposa pernacchia a tutti loro.
Alla fine della situazione, le bombe non pagano. Quindi le minacce all’inizio non fanno altro che escludere qualsiasi possibilità di dialogo, perché chi bombarda non viene nemmeno preso in considerazione. Una bomba esplosa sotto casa non la vuole certamente nessuno. Quindi un messaggio ai bombaroli: pregasi parlare e non bombardare, che tanto non serve a nulla.
Blogosphera estiva del 16 luglio 2016
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“L’unico Zen che trovi in cima alle montagne è lo Zen che porti lassù.”
ROBERT M. PIRSIG
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