Ho simpaticamente letto una intervista in cui l’intervistato di turno, persona di livello e non il semplice passante della strada anche se sinceramente non mi ricordo chi fosse, su un quotidiano nazionale ha affermato che i ragazzi di oggi sono degli emeriti scrocconi e degli irresponsabili, incapaci di prendersi delle responsabilità più o meno da adulto.
Ottimo. Ma forse si è rimasti ancorati a delle situazioni in cui non si tiene conto dei nuovi modelli sociali e familiari, che sotto un certo aspetto riprendono schemi del passato. E’ come se oggigiorno si pretendesse di mantenere la tradizione sposalizia di collezionare l’argenteria anche se poi alla fine non se ne facesse nulla nessuno. Da qui il cambiamento della vita dei trentenni: uscire di casa non è più una cosa obbligatoria.
Oggigiorno un trentenne/quarantenne non percepisce più uno stipendio cosi adeguato da potersi permettere una vita da solo o con la propria moglie e i propri figli. Oggigiorno non ci si può permettere tutti una badante per guardare i propri genitori anziani. Oggigiorno, cosa che si tiene in considerazione solo quando pare e piace, ci sono un mare di persone che lavorano ma non ce la fanno a racimolare il famoso pranzo e la famosa cena della canzone di Jovanotti. Quindi si prega di andare in giro dalla gente e vedere veramente quelli che sono i nuovi modelli sociali della vita comune: le famiglie si fanno forza tra di loro di generazione in generazione alle volte in una sola casa.
Prima di pontificare quello che veramente deve fare un ragazzo oggigiorno si pregherebbe conoscerli i ragazzi moderni, che combattono contro i datori di lavoro che sempre più pagano poco ma pretendono tanto, i proprietari di casa, che fanno affitti sempre più alti e no sentono molte scuse se un affittuario non paga il suo affitto regolarmente. E soprattutto i genitori dei ragazzi, sempre bisognosi di un aiuto ma incapaci anche loro di affidarsi agli operai e ai tecnici per i costi troppo elevati delle loro prestazioni.
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19 giugno: La fissità delle regole contro la libertà inquinabile
Bisogna partire da un dato preciso: in Italia è difficile che qualcosa non sia corrotto piuttosto di qualcosa che non sia onesto. E partendo da questo si può tranquillamente dire che le regole di cui la vita in Italia è strozzata sono la adeguata, fino ad un certo punto, correzione al fatto che si vogliano le cose fatte onestamente ma la deriva porta sempre a trovarle disoneste.
Hanno però ragione tutte quelle persone che si scagliano contro la sovrabbondanza di leggi e regolamenti nel paese che bloccherebbero, a dire di alcuni di loro, la capacità del governo italiano di creare lavoro in collaborazione con Confindustria e tutti i suoi aderenti?
Francamente si può dire di no. Non hanno ragione perché in Italia si cerca sempre di avere il maggior vantaggio al minimo costo. E per ottenere tutto questo si cercano le collaborazioni di tutti i possibili alleati anche quando questi alleati non sono propriamente adeguati ad agire nella legalità, tralasciando il fatto che dentro il lavoro svolto ci sarebbero delle inadempienze e che questo potrebbe tranquillamente aprire un altro articolo.
Fermandoci al filo conduttore principale, non si può non essere d’accordo con chi dice che le leggi aiutano la legalità oltre al principio base favorendo il lavoro corretto e lasciando a casa il lavoro corrotto o illegale. Ma dall’altro versante c’è la forte e sentita esigenza di creare lavoro per gli italiani più semplici come gli operai e gli impiegati.
Francamente non me la sento di avere la soluzione a questo problema. Perché ha numerose sfaccettature che nemmeno un ministro, con tutto il suo staff, potrebbe vagliare e cercare di risolvere. Una cosa però la si può dire: non si può togliere il laccio per lasciare libero l’animale. Perchè un animale libero è inequivocabilmente più sereno e felice, ma non ha l’attenzione del suo padrone, che sa cosa sia meglio per lui con la sua esperienza. Quindi un animale lavoro tropo libero di scorrazzare può facilmente cadere in mezzo alla strada. Quindi il suo padrone lo deve proteggere dai pericoli. Nel limite del concepibile…
Le percentuali del primo maggio 2019
E’ passato il primo maggio 2019. E ha portato con se una polemica, anche se collaterale al valore della giornata in se e per se, decisamente interessante: il concertone del primo maggio è molto sessista. Infatti la percentuale, se di percentuali bisogna parlare, di donne che hanno preso parte al concertone a Roma è bassissima rispetto agli artisti del sesso forte.
Ma di altre percentuali se ne può parlare? principalmente delle percentuali da capogiro che ancora aleggiano sul paese in termini di disoccupazione. O magari delle percentuali di lavoro che la robotizzazione delle catene di montaggio sta cancellando in termini di operaismo classico. O ancora delle percentuali di laureati, anche solo triennali, che stanno a casa e non hanno lavorativamente le possibilità di sviluppare le proprie competenze e conoscenze.
Non voglio dire che siccome ci sono queste percentuali le donne al Concertone a Roma possono essere pari allo zero. Ma magari si potrebbe discutere anche del fatto che oggigiorno si pensa ancora al lavoro come qualcosa di familiaresco nella transizione, cioè da padre in figlio, quando sarebbe più fruttifero mettere i figli e le nuove generazioni in grado di sopravvivere lavorativamente ai propri genitori e ai propri parenti anche al di fuori dell’ambiente lavorativo di famiglia. Perché ho abbondantemente il sospetto che in Italia il fatto di avere il lavoro sicuro “in casa” ha tolto anticorpi all’ambiente del lavoro in generale. Dentro e fuori l’Italia E non permetta di produrre reddito più agevolmente della “Fabbrichetta” del babbo o della mamma: tanto ci pensano loro a fare tutto…