Non posso che essere favorevole alla eutanasia. Perché in determinati casi, e solo in determinati casi, uccidere una persona non è un delitto, ma una buona azione. Solo che farne una pratica troppo liberale potrebbe essere, e sotto un certo aspetto lo è, controproducente.
Partiamo dal fatto che il suicidio non è consentito. Il suicidio è un fallimento della società e del tessuto sociale, quando qualcuno lo mette in pratica. Perché non si è saputo agire adeguatamente per scongiurare la morte del suicida. Da questo stesso punto però bisogna partire per l’esatto concetto opposto: lo stato deve garantire la persona anche quando non è capace più di vivere la propria vita.
Indi per cui il parlamento, partendo proprio da tale incapacità, deve dare al cittadino la possibilità di concludere la propria vita se questa non è più dignitosamente vivibile.
Siamo arrivati ad un punto, credo, in cui il parlamento italiano deve, e sottolineo deve, garantire questa nuova garanzia ai cittadini. Con tutte le procedure del caso. Con passaggi sanitari tali da trovare un punto fisso generale. Con sgravi ai medici che potrebbero autorizzare un simile risultato. Ma alla fine il termine è sempre il solito: offrire ai cittadini anche la possibilità di morire, ribadisco, dentro determinate condizioni inequivocabili.
Perché non è possibile che in Italia, anche per questa cosa, si debba ricorrere ai viaggi all’estero dove la pratica è ammessa. Non è possibile che l’Italia debba tutte le volte fare delle simili figure di m**da di fronte ad un globo terrestre con situazioni più civili della nostra. Basti pensare alle unioni civili: quanto ci è voluto per arrivare, anche se incompleto, ad un risultato valido per la società italiana che si è evoluta fino ad oggi?
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