Oggigiorno internet è diventato il ricettacolo di ogni contenuto possibile immaginabile. Compreso di quello che sto scrivendo. Quindi trovarsi a combattere una guerra su internet vuol dire, hacker a parte, trovarsi annegati in un mare di materiali su cui non si sa se fare o meno affidamento.
Gli hacker sono, senza dubbio, i nuovi soldati del 21mo secolo. E quindi di questa modalità bellica non si può parlare tanto approfonditamente. Perché bisognerebbe essere un hacker, per lo meno bianco, per dare una testimonianza o una portata del particolare. Quindi in questo caso voglio parlare di quella parte di internet che è più accessibile a tutti. Cioè quella dei social network.
Non vorrei parlare di oscuramento degli stessi all’interno dei teatri di guerra. Ma almeno una moderazione verso quelle persone più fragili che di fronte a determinati contenuti possono impressionarsi eccessivamente. E magari capire cose che non sono quelle adeguate e corrette della realtà di un teatro di guerra effettivo. Quello reale dei fucili che sparano e delle bombe che esplodono. In tutti e due i casi uccidendo e ferendo uomini, donne, bimbi, anziani…
Rivendico e sottolineo molto utilmente la capacità dei colleghi giornalisti di fare da mediatore riguardo i contenuti che circolano sulle tv e sui social network. Quindi da parte delle società che li veicolano ci vorrebbe una sospensiva e non una distribuzione virale di contenuti da vagliare adeguatamente prima che diventino di dominio pubblico. Non dico censura, ma analisi adeguata. O per lo meno selezione accurata e non distribuzione semplice di immagini che possono urtare la sensibilità di soggetti fragili o poco formati ad una completa comprensione.
Marzo 2022
(Foto: https://pixabay.com/it/illustrations/dito-tocco-mano-struttura-internet-769300/)