Tutti quanti, in questo momento, stiamo attraversando il periodo degli incentivi sulla ristrutturazione della casa per efficienza energetica. E chi più chi meno ne sta approfittando per migliorare la classificazione energetica della propria abitazione. Ma non si può dire che gli incentivi siano tutti buoni o tutti cattivi. Alcuni incentivi servono e altri non hanno nessun utilizzo. O per lo meno hanno un utilizzo positivo immediato e negativo a lungo termine.
Gli incentivi servono sicuramente a far lavorare le persone e le imprese. Basti pensare alle concessionarie auto, che hanno potuto vendere auto nuove facendo rottamare auto vecchie, praticamente da buttare. O basti pensare, come detto sopra, alle ditte elettroniche o edili che stanno lavorando grazie ai fondi del governo per far spendere meno i cittadini per gas e luce. E di conseguenza dover incentivare di meno le bollette dei singoli.
Dall’altro lato gli incentivi non servono. Perché finiti gli stessi, il deserto. Basterà pensare alle ditte edili che dopo il boom iniziale, per il quale magari avevano assunto personale forse anche a tempo indeterminato, si ritroveranno a girarsi i pollici per i cantieri che non esistono più. Oppure basterà pensare alle concessionarie che finiti i soldi per le rottamazioni, non vedranno più un cliente nei loro autosaloni.
Un incentivo di per se, se seguiamo il filo del ragionamento fino adesso, non è in assoluto ne buono ne cattivo. La bontà o la cattiveria dipende dalla situazione in cui ci si trova. In piena espansione la bontà è assicurata. Dopo la fine la cattiveria è lapalissiana.
Questo vuol dire che gli incentivi non vanno messi? Più che altro bisogna non esagerare: nella metà si trova la virtù, in medio stat virtus.
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